venerdì 27 aprile 2012

L'appello

Quando vi chiamo dovete entrare nel cerchio.
Traccio col piede una luna piena un po' sbilenca.
Maestra, quello lì è un quadrato.
Non importa, fate finta che sia un cerchio, entrateci lo stesso, fate una giravolta e tornate a sedervi.
Maria Vittoria, non metterti le dita nel naso, sveglia che sei la prima!
La bambina abbassa la testa, segno una P anche se rimane impietrita a fissarsi le punte delle scarpe. 
Andrea C. ?
Dalla panchina dei bulli un bambino proiettile prende la rincorsa e in scivolata entra nel cerchio, cancellandolo. Si rialza ridacchiando, fa un giro su sé stesso e torna al suo posto. I compagni intanto gli hanno sputato nel bicchiere.
Quando chiamo Gaia arriva anche Elena, quando chiamo Elena arriva anche Gaia. Si tengono strette, quando una ha le mani impegnate l'altra le stringe il bordo della maglietta. Sono cugine.
Ludovica. Presente. 
Geremia, presente e innamorato, mi guarda arrossendo, non riesce a parlarmi, ubbidisce e mi sta vicino. Se qualcuno prova a prendere il suo posto piange, è troppo timido per alzare le mani.
Il chiasso presto ingoia la mia voce. 
Silenzio!
Nessuno mi sente.
Corro da Giulia, che si stringe il cavallo dei pantaloni e fa dondolare le gambe, Giulia corri a fare pipì! Dai corri! La bimba mi sorride e fa di no con la testa. Rimane seduta.
Fate silenziooooooo!
Non serve. Così metto due dita sotto la lingua, fischio il più forte possibile. 
Funziona.
I bulli mi guardano rapiti, buttano per terra i sassi e si infilano le dita in bocca soffiando fuori l'aria.
Maestra ci insegni come si fa?
Annalisa continua l'appello urlando dentro il megafono.
Va bene, dove posso sedermi?
Neanche a dirlo Matteo ha spinto per terra Antonio, e supplica, maestra, vieni qua! Mi siedo, prendendomi Matteo sulle ginocchia che fa un sorriso smagliante a tutti gli altri.

Lo sai che anche mio papà sa fischiare come te?
Ah sì?
Sì.
Maestra, ma hai anche tu un papà?
Si che ce l'ho!
Io ho anche un cane. Non so a chi voglio più bene.

Arriva Giulia, ha ascoltato tutta la conversazione.

Invece, mio papà sa volare.

E lo dice talmente decisa che nessuno dei maschi osa replicare.

Veramente? e faccio gli occhi grandi inarcando le sopracciglia, che per un bambino significa sorpresa o magia.
Lei annuisce col capo.
E cosa ne dici se ci andiamo a cambiare?
No, maestra, ho solo sudato.








lunedì 23 aprile 2012

Lessico famigliare

Venerdì. A pranzo.

Mia madre chiede a mio padre, dove andiamo questo week end? Mio padre ha un sussulto impercettibile, pensavo di andar a fare un giro in bicicletta con gli altri. 
Eccolo, fa il finto tonto.
Mia madre non molla. Sì, ma dopo?  Perché, pensavo che si potrebbe andare a Treviso, o anche a Venezia, ti piacerebbe? Oppure si potrebbe andare a camminare su a Campogrosso.
Vediamo domani, le risponde mio padre.
Primo, fatalissimo, errore. Eccola che si rabbuia. 
E voi due cosa fate?
Bo, non so, son stanca, non ho balle di uscire. Vedrò Fede.
Balle. Secondo errore, l'appiglio.
BAM!
Serena, hai una bocca che fa schifo, dovete smetterla con queste parole, non ho allevato due scaricatori, la prossima volta che dici balle la macchina non la vedi più. E anche tu Ilaria, non scrivere messaggi mentre mangi, la prossima volta che ti vedo, butto il cellulare fuori dalla finestra. Ma è possibile?!?
Mio padre, da bravo genitore che è, finché mia madre predica dandogli le spalle, si mette a tirar fuori la lingua facendo il babbeo. 
Mamma, il papà ci fa il verso!
Lui si ricompone immediatamente, mia madre lo fulmina. Allora cosa facciamo domani?
E se invitassimo qualcuno a mangiare? dice mio padre, potrei fare il risotto coi carletti, dai che sento Bobo.
Mia mamma pianta un  muso così lungo che mi viene voglia di sdrammatizzare.
Mami, sono il tuo cuccioletto? 
E mia madre neanche a dirlo coglie la palla al balzo, Ilaria, e se andassimo io e te a farci una passeggiata nel bosco?
Atterrita ho lo stesso sussulto, percettibilissimo, che ha avuto prima, mio padre.
Io vado a Valdagno.
Con che macchina, scusa? dice lei. Perché se tuo papà non mi porta fuori la mia macchina la uso io.
Divento immediatamente sua alleata.
Papà dai, andate a farvi un giro, siete sempre dentro...
Ed ecco il terzo errore, mio padre mi risponde cazzo vuoi, tu? me lo dice scherzando, ma mia madre ormai ha ingranato la quinta. E sparata riattacca,
Ladi, come devo dirtelo, in casa mia queste parole non si dicono, te si proprio da Malo. E improvvisamente gli occhi le diventano lucidi, noi tre ci guardiamo, tutto diventa chiaro.
A mia madre comincia a tremare il mento. 
Amore, le dice mio padre.
Vaffanculo, risponde mia madre. Si alza e va a chiudersi in bagno.

Questo è il modo con cui mia madre ci fa sapere che ha i compiti di quinta da correggere. 
E non ne ha per niente voglia, se non l'aveste capito bene.




venerdì 20 aprile 2012

Ruggine

Mi piaceva leccare le gocce che rimanevano appese sulla ringhiera, appena piovuto. Avevano il gusto del ferro, simile al sangue quando lo succhio via dal braccio, in estate, perché mi sono grattata troppo le punture di zanzara.

Sanno di sangue anche le parole arrugginite, che non riesco a scrivere perché il tempo le ha fatte incancrenire, le penso qualche volta, poi improvvisamente smettono, come la febbre.

Quando mia madre mi faceva bere l'acqua ferruginosa, passavo la notte sveglia, coi crampi allo stomaco, come ora, se mangio troppi carciofi. 
Così sarebbe ricominciare a parlare fuori tempo massimo.

I capelli li ho tagliati corti, è bastato fottersene dei pareri e della paura. E allora meglio mettere il disincrostante anche sui pensieri.

Sotto la ruggine la ferita si è rimarginata.

Me la passo bene, spero anche tu.

martedì 17 aprile 2012

X agosto.

-  La rondine viene uccisa e quindi cosa succede?
- [...] che gli uccellini cippettavano al cielo.
- Pigolavano, si dice pigolavano.
- Ah sì ?
- Sì.
- Ma dai, che storia!

mercoledì 11 aprile 2012

Notturno

La gatta miagola, mia madre decide di sbatterla fuori.
Cosa buona e giusta, visto che sono le tre di notte e ha tutte le intenzioni di dormire in santa pace. La prende per la collottola, entra in salotto, gira la chiave, abbassa la maniglia.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Io quando sono nervosa dormo sul divano.
Mi accorgo dei rumori, i ladri, Ilaria, qui stanno entrando i ladri. Bisogna fare qualcosa.
E ho una brillantissima idea.

Comincio a urlare come se mi stessero ammazzando. 
E invece sono io che faccio morire mia madre, che prontamente risponde all'urlo con un altro urlo. Tale madre tale figlia. Urliamo insieme e siamo più drammatiche del quadro di Munch.
Grido talmente forte che ora, finché scrivo, la gola gratta come se fossi stata all'ultima partita della Roma, nel campionato del mitico 2001.

La gatta se l'è data a gambe, mio padre arriva stralunato. 

Ilaria, i te copa i ladri se te sighi così! Mi dice mia madre tornando in camera.
Va là, le risponde mio padre, che se i fusse vegnù veramente i me gavaria fatto pecà!

Qualche volta vorrei sapere cosa pensano i nostri vicini.





domenica 8 aprile 2012

Adolescenza

Le peonie fioriscono in giardino. Apro i boccioli ancora chiusi per cercare i maggiolini, quelli con la corazza verde li metto in un barattolo di vetro. 
A Pasqua arrivano le giostre. Siamo vestite di nuovo, quasi sempre si può stare senza giacca, invece dell'uovo ci regalano quindicimila lire, quando arriva mia zia si raddoppia.
Andiamo a Pieve passando per i campi, vicino al bosco. Camminiamo veloci, cercando di non sporcarci le scarpe, la musica è sempre più vicina. 
Se vuoi riuscire a stare in piedi devi fissare un punto lontano, non guardare in basso. Provo ad alzarmi e mi ritrovo al centro, riesco a non cadere grazie all'autoipnosi, le luci stroboscopiche funzionano meglio di Freud.

Torniamo la sera, piene di lividi. Ci vengono a prendere i nostri genitori vicino alla cabina telefonica, ci siamo entrate in due, nonostante la puzza di piscio,  per cercare schede a bassa tiratura da infilare nell'album. 

Mamma, mi compri le Buffalo?
Perché?
Vorrei diventare Progressiva.

Sul Tagadà, essere bambina, ha smesso di interessarmi.




venerdì 6 aprile 2012

lunedì 2 aprile 2012

Genitori

-Abbiamo letto il tuo blog. Lo sai che ci hai stupito?
-Per come scrivo?
- Anche.
- Ma più che altro perché, tu simpatica, non ce lo saremmo mai immaginati.