domenica 23 febbraio 2014

La cova

La bambina la spiavo al catechismo perché alle elementari io ero in A, lei in C, ricreazione in cortili separati. Aveva i capelli nerissimi e un viso grasso, il corpo no, era soltanto robusto. La conoscevamo tutti, anch'io che parlavo solo con pochi altri. Si chiamava Priscilla ed era cattiva. Aveva sputato in faccia al prete e lui le aveva mollato uno schiaffo sul viso, davanti al crocifisso, noi l'avevamo perdonato subito, perché avremmo fatto lo stesso, ma poi c'era la confessione e ci faceva paura. 

In prima media mi ero trasferita in un altro quartiere. Il terzo giorno di scuola era arrivata una bambina nuova. Mi chiamo Priscilla, aveva detto alla professoressa, mia mamma è morta che avevo nove anni. Lo diceva sempre quando si presentava a qualcuno. La professoressa era sbiancata e aveva deciso di portare pazienza, sempre. Priscilla parlava in dialetto e gridava spesso, si mangiava le unghie fino a lasciare solo una lunetta rosa. Sua madre era morta di aids, che per me era solo una sigla di qualcosa di pericoloso, che tutto sommato mi diceva poco.

Priscilla viveva con sua nonna. E una gallina. Andavo a fare i compiti a casa sua qualche pomeriggio che c'era poco da studiare. Giocavamo in giardino, soprattutto. Mi aveva presentato subito la sua gallina, che si comportava più come un cane e stava con noi la maggior parte del tempo. Mi divertivo, ma non lo  davo troppo a vedere, perché Priscilla era una bambina diversa, come i testimoni di Geova, solo che lei aveva un padre drogato. Poteva vederlo solo il sabato e una volta me l'aveva fatto conoscere, in una stanza buia, era magro e giovanissimo, a ripensarci.

In seconda media Priscilla aveva cambiato scuola, sua nonna era troppo vecchia, così era stata affidata a qualche altro parente, una zia, probabilmente. Non l'ho più rivista.

Oggi era bel tempo e sui carri mascherati c'era una gallina rossa, gonfia di piume.

La gallina di Priscilla sapeva che aveva una bambina da covare. Dopo cena chiocciava e sbatteva le ali, Priscilla allora metteva il pigiama e si infilava sotto le coperte. La gallina le dormiva accanto, se erano stati bei sogni il mattino dopo, a ricreazione, Priscilla  mi mostrava un uovo e diventava una bambina buona.

lunedì 17 febbraio 2014

Short term 12

I film che ho guardato nell'ultimo mese sono stati tutti piuttosto gradevoli. Questo mi dà una certa soddisfazione, c'è stato un periodo, l'anno scorso, in cui ho collezionato una serie di epic fails, facendomi abbindolare da trailer realizzati meglio della pellicola che pubblicizzavano. Purtroppo.
Da squattrinata quale sono tifo lo streaming. E ieri sera con mia piacevole sorpresa sono incappata in un film delicato, di cui non avevo mai sentito parlare.

Short term 12 racconta la storia di Grace, una giovane assistente in un centro di recupero per adolescenti disadattati. Come sapete non mi piace spoilerare, né ho conoscenze cinematrografiche specifiche. Non vi parlerò della regia né della trama, solo di pensieri miei, privati e totalmente relativi.

Ritengo che l'adolescenza sia una fase della vita emotivamente complicata, difficilissima da raccontare. Spesso si tende a semplificarla, vengono evidenziati solo certi aspetti estremi, creando ragazzi caricatura, pieni di complessi fictionizzabili. Comunque vada non importa, un libro di Eleonora Caruso, a suo tempo non mi aveva convinto del tutto proprio per quella sensazione di problematicità esasperata e secondo me superficiale, profusa in tutto il libro.

In Short Term 12 la bravura del regista è stata quella di restituire la tenerezza a un'età così crudele. I personaggi sono di fatto adolescenti con gravissimi disturbi comportamentali, impregnati di tragedia perché di fatto hanno vissuto storie tragiche, che nulla hanno a che fare con i turbamenti degli adolescenti comuni. Nonostante ciò i protagonisti vengono dipinti con maestria senza ingigantire i particolari più traumatici, non serve. 
I personaggi acquisiscono una dimensione molto più ordinaria e meno sensazionale, ma più onesta e meno banale. 

Ne risulta un film sincero e pieno di grazia, secondo me di una bellezza rara.

mercoledì 12 febbraio 2014

I salvagenti

E' un uomo volenteroso, vorrebbe fare lo scrittore.
Fai lo scrittore, gli dice sua moglie, al resto ci penso io.
Si alza ogni giorno alla stessa ora: sette e trenta. Dentro il thè inzuppa cinque macine, quando le guarda galleggiare pensa al salvagente che usava da bambino, glielo aveva comprato suo zio in un'edicola di Jesolo vicino al mare. 

E' un uomo volenteroso, vorrebbe fare lo scrittore, ma è senza talento. Colleziona frasi e pensieri come fossero francobolli, un'accozzaglia di tasselli da ordinare con dedizione e senza fantasia. 
Indossa dolcevita scuri per sembrare più intelligente, invece perde solo una taglia.
La sua prima copertina è di cartoncino ruvido. L'ha scelta bianca perché gli piacciono gli Einaudi, ci arriverà, un giorno, si promette.
Sua moglie lavora anche il sabato per riuscire a pagare il nido ai loro figli, ha un contratto sicuro, si sente noiosa. Ogni tanto le piacerebbe lavorare a Milano per una rivista di moda.
Sei sempre sciatta, la rimprovera lui quando la vede con la tuta addosso.

Ai corsi di scrittura ha insegnato soprattutto quello che dicevano gli altri. Gli piace specchiarsi negli occhi dei suoi allievi, dentro i loro sguardi si sente al sicuro.
Una ragazza col viso fresco gli offre un aperitivo per parlagli di letteratura, lo chiama maestro. Con sua moglie è solo un padre, non gli basta.

Si è trasferito in un appartamento pieno di luce. La ragazza bella quando si sveglia ha gli occhi pieni di giovinezza, glieli bacia come faceva coi suoi bambini.
Fa colazione con cinque macine che gli sembrano salvagenti, gioca col cucchiaio per farle affondare.
Quando la  ragazza bella gli chiede cosa veda nella tazza lui mente: i cerchi mistici della vita.

E' un uomo volenteroso, vorrebbe fare lo scrittore. Annega il talento ogni mattina bevendo estati felici che a lui sembrano solo ricordi.



lunedì 3 febbraio 2014

Fine di una recessione

Con la pioggia anche i bambini sembrano vecchi.
Io sotto gli occhi ho la pelle più grigia, la copro con il correttore e serve a poco. Dovrei ridere e arrossire, invece sono solo truccata.

C'è un ragazzo che si è comprato un pitbull perché è disoccupato. Gli serviva un buon motivo per alzarsi e l'ha trovato. Vivono in un appartamento di cinquanta metri quadri senza giardino. Il cucciolo sta crescendo e ha bisogno di terra, corsa e odori per addormentarsi la sera senza avere voglia di sbranare una scarpa. Così annusano le strade, si sentono amici anche se in giro è solo bagnato e le pozzanghere ti fanno venire voglia di annegare.

Un giorno pioveranno solo coriandoli, ti prometto e tu mi sorridi. Cammineremo insieme e ci sentiremo migliori calciando le stelle filanti vicino ai marciapiedi. Fingeremo che sotto i colori l'asfalto profumi di pesco e non puzzi di marcio come sembra in questi tempi.

Dovrebbe arrivare l'estate, ci dicono, e invece è solo carnevale.