sabato 23 febbraio 2013

Oggetto: candidatura spontanea

Alla Spettabile attenzione del Sacro Conclave.

Vostre Eccellenzissime,

Sono recentemente venuta a conoscenza che in data 28/02/2013 si libererà un posto presso la Vostra Santa Sede. 
Con la presente vorrei sottoporre alla Vostra Illuminata Attenzionissima la mia candidatura, essendo io molto interessata a ricoprire il ruolo di Sommo Pontefice.

Sono stata battezzata al Sacro Cuore di Schio nel lontano dicembre 1985, in gran segreto e contro la volontà di mio padre. Alla comunione e alla cresima ho ricevuto tutto sommato pochi regali, il consueto orologio e qualche gioiello.
Piccoli.

Non sono attaccata ai beni materiali, ma solo a quei libri che hanno permesso alla mia anima di elevarsi dalle brutture del quotidiano, in particolare all'Orsetto Meo, il mio primo, che tutt'oggi leggo volentieri quando mi viene la febbre.

Attualmente sono impiegata in uno studio di marketing e comunicazione. Potrei sfruttare le competenze acquisite nei social media per greggizzare nuove anime.
Ho inoltre insegnato italiano agli stranieri, amo stare a contatto con le diverse culture, se volete farmi viaggiare, io ci sto.

Sono laureata in Lettere e pensate un po', ho studiato il latino di Sant'Agostino, recordari volo transactas foeditates meas, so ancora a  memoria le Confessioni.
Vostre Eminenzissime, finalmente potrei dare un tocco di personalità alle declinazioni che, lo ammetterete anche voi, ormai sono sorpassate!
So cantare il Gregoriano e fare i melismi con la voce.
Mi piace affacciarmi dalle finestre, non mi servono particolari microfoni, ho un buon diaframma e in caso, per attirare l'attenzione dei fedeli, saprei pure fischiare con le dita.

Ho precise idee sul lavoro che avrei intenzione di svolgere durante il mio pontificato.
Vista la crisi dilagante in cui versa il mio amato paese, sarò costretta ad organizzare la Big Crociata in modo da sconfiggere, grazie alla Spada Divina e al potere conferitomi, il degrado morale, economico e civile in cui sono immersi i miei devotissimi seguaci.
Ripristinerei, rinnovandolo nel profondo, l'istituto della Sacra Inquisizione, volto ad mantenere e promuovere il benessere dei cittadini e a condannare personaggi corrotti che da troppo tempo dominano la scena politica nazionale e televisiva. Il sacro rogo risulterebbe, in questo caso, attuale ed efficace.

E ancora.
Sono favorevole al matrimonio di tutti i tipi.
Anche al mio.

In ultima. Ci terrei a specificare che sarei disposta a trasferirmi a Roma fin da subito. Nutro una particolare devozione verso la Maggica e prometto a tutte le Vostrissime Eccellenze Tesserate, che se per me la fumata sarà bianca, per voi il biglietto per l'Olimpico sarà gratis.

Sono disponibile per un'assunzione a tempo determinato o con contratto di Formazione e Lavoro. Anche se di questi tempi, davvero, non vi conviene. 
Sono altresì disponibile ad affiancare sua magnificenza il Benedettissimo in uno stage a fine assuntivo, purché questo preveda una retribuzione minima di 500 euro più buoni pasto.

Spero pertanto che prendiate in considerazione la mia candidatura.
Sempre disponibile per un colloquio, vi porgo i miei più Inchinatissimi Saluti.

Con rispetto e simpatia,
Ilaria

giovedì 14 febbraio 2013

San Valentino

Entra un uomo col naso prominente, come la pancia.
Le dicono, occupatene tu, questo è slavo.  

Dice, vorrei inserire una pubblicità sul vostro giornale, mi potete aiutare? 
Lei gli risponde, certo, ha un negozio o un'azienda?
No, sono un uomo solo. Da un anno e mezzo.
Allora deve scrivere un annuncio matrimoniale. 

Lei lo guarda e pensa che non avrebbe dovuto aprirgli.

Sì, mi può aiutare? Perché adesso mi sono rimasti solo un cane e 76 anni,  invece avrei bisogno di carezze.
Lei lo guarda e dice va bene, adesso l'annuncio lo scriviamo insieme.

Lui le spiega che alla sua cagna racconta tante cose, tutti i giorni, ma che lei non gli risponde mai.

domenica 10 febbraio 2013

Il cambio


La calzamaglia e la canottiera di lana le sopportavamo solo a carnevale, perché sopra indossavamo il costume- io da olandesina, Serena e Giulia da principesse, Michele da Robin Hood- e la giacca non la mettevamo neanche morti. 
Le scorte di stelle filanti le tenevano le mamme o le zie dentro la borsa.

Durante la sfilata dei carri mai voltarsi se qualcuno ti batte la spalla, quando ti giri ti tiro un pugno di coriandoli dritto in bocca, se li respiri soffochi.

I miei cugini, molto più tecnologici, avevano le bombolette che spruzzavano fili di gomma. Ce li spremevano sui capelli, che si riempivano di ragnatele di plastica e puzzavano di spray.

Il cielo lunatico oggi non lo badava nessuno, che resti immusonito a guardarci.

Siamo tornati dopo vent'anni a fare un giro, e mi sembra che sia passato poco tempo, davvero, sono solo diventata più alta e all'entrata ci chiedono tre euro invece che tremila lire.

I bambini si sono trasformati in fiori, qualche supereroe dà la mano a una sorella dalmata. I genitori stanno riparati dentro le sciarpe. Qualche padre spiritoso si è vestito da puttana e per fortuna dio mi ha fatto la grazia di avere un padre spiritoso, ma agorafobico e il senso dell'umorismo mi ha umiliato solo in casa.

Penso a questo febbraio e a tutte le pance che sono cominciate a crescere.  
Si tornava a casa quando il sole scompariva dietro gli alberi, le dita diventavano viola e smettevamo di sentire i piedi.

L'anno prossimo vi vestirete da nonni, noi per la prima volta potremo darvi il cambio- a tenere le stelle filanti dentro la borsa e a mostrare il mondo in festa a bambini nuovi.

Il cielo ci tira i coriandoli perché infondo si è divertito.
Nevica.


A Giulia F. e a Laura L.

domenica 3 febbraio 2013

Me tomsé bohut piar cartìhum

Fino al 31 dicembre ho insegnato italiano agli stranieri. Per precauzione scrivo dei lavori che faccio solo quando il contratto è scaduto. 
Mai si sa.
Insegnare italiano agli stranieri è difficile e bellissimo. Lo puoi fare se hai fantasia e pazienza.
Io ho insegnato solo a uomini adulti, per un progetto regionale per formare cassaintegrati e persone in mobilità. 
A dire il vero non so da dove iniziare. Perché dovrei raccontarvi un sacco di mondo e un post è troppo breve.

I miei alunni preferiti erano un ghanese, Joseph e un indiano Kumar.
Joseph aveva 23 fratelli, una madre e due matrigne. Kumar mi portava i vassoi di dolci a lezione, mi insegnava l'hindi e il punjabi. 
Tutti i miei alunni erano in Italia da almeno 15 anni, e tranne un caso, erano tutti semianalfabeti.
Non dovete pensare che gli immigrati, o almeno una buona parte, non vogliano imparare l'italiano per pigrizia. Tutte le persone che ho incontrato mi hanno spiegato che avendo una famiglia completamente sulle spalle, di solito molto numerosa, dovessero lavorare almeno una decina di ore al giorno.

Quando insegni una lingua, il significante non è meno importante del significato. Perché certi suoni non esistono dappertutto. Tutti gli indiani pronunciano la z come j. Ho mangiato un risotto alla jucca.
E allora devi mostrare come si produce un suono, dove appoggi la lingua e che rumore imiti.
Bisogna saper essere semplici, che è come dover preparare lo zaino per scalare una montagna altissima, deve essere leggero e contenere tutto quello che ti aiuterà a sopravvivere.

Mi hanno chiesto cosa significasse la parola voce, e faglielo capire che tutte le cose hanno un suono e che solo la voce parla, o canta.
Non ricordo che ritornello abbia cantato quella volta. Questa è la voce, ho detto.
Hanno capito subito.

Con Kumar si chiacchierava a modo nostro. Mi parlava dei suoi figli. Sua figlia si chiamava Rajna, nome che deriva dalla stessa parola indoeuropea che ha prodotto il latino rex e l'italiano regina.
Regina, sua figlia si chiamava Regina.
Joseph invece rideva di gusto, sempre. Gli mancava un dente davanti e aveva una pelle di un marrone che pareva velluto.
Mi ha chiesto perché scrivessi in corsivo, e allora gli ho spiegato che è un modo per disegnare le lettere più velocemente.
Lui ha corrugato la fronte. Gli ho chiesto la ragione.
Devo scusarmi con mia figlia, tutte le volte che ho controllato i quaderni e ho visto queste linee l'ho messa in castigo. E qualche volta l'ho anche picchiata, credevo fosse disordine.

Eleria, mi diceva Kumar, tu mia insegnante troppo brava. Io lo correggevo e poi gli dicevo grazie.
E adesso insegnami qualcosa di importante nelle tua lingua.

Lui prendeva la biro facendo un sorriso largo.
Guarda, questo  in hindi è importante, मैं तुमसे प्यार करता हूँ, che si pronuncia me tomsé bohut piar cartìhum e significa io ti amo.