lunedì 31 dicembre 2012

31 dicembre 2012

Colloqui, tanti. Soldi, pochi.
Non posso vincere sempre, imparo a perdere e qualche volta mi manca il fiato.
Taglio tutti i capelli, i pareri li soffia via il vento. 
Una mattina, senza scarpe e coi pantaloncini corti, ci si vede in stazione e mi fido di te.
Bastano due guantoni per farmi sentire leggera. Non so più dosare la forza, la vigilia ti tiro un pugno per gioco, ti spezzi e mi vuoi bene comunque.
Tra donne si fanno riunioni straordinarie per capire parole nuove: suocera, estero, morte. 
Berlusconi sta diventando cartone animato, chissà che con la salamoia si sciolga e non rimanga niente.
Con la Chimay mi vengono i sudori freddi, vomito. A 27 anni prendo la mia prima sbronza dolorosa.
I ragazzini hanno cominciato a darmi del lei, quasi sempre.
I miei alunni, quando dico molto bene arrossiscono anche se hanno la pelle scura.
Per consolarti mi trasformo in montagna e ti metto in cima.
Mia sorella. Che rimane la solita pirla arrogante, se non ci fosse sarebbe un problema, l'ho capito sta notte.
Il corridoio di ieri e le braccia spalancate. Mi solleva in alto e mi stringe fortissimo. Io penso evviva!

Il futuro esiste a tratti, mi sento coraggiosa, forse qualcosa di buono quest'anno l'ho combinato.



lunedì 17 dicembre 2012

Canzone triste

Lo sai perché il cuore è diventato grigio e fuori la neve è bianca e mi racconti che quando cade ti senti bambino.

Lo sai perché il cuore è diventato grigio, anche se grido parlo una lingua che capisci a singhiozzi-bevo un bicchiere d'acqua capovolta, magari nella pancia mi cresce la tua voce.

Le vedi le nuvole che scaldano il cielo in dicembre, la notte si fanno scure e penso alle persone che ho lasciato cadere lungo la strada.

Le raccolgo per provare a tornare a casa. Metto in tasca un sasso, assomiglia al tuo naso.

Lo sai perché ho il cuore grigio, che quando era rosso l'hanno mangiato le mosche.

venerdì 7 dicembre 2012

Questioni di carta

Alla riunione di ieri hanno letto il bilancio consuntivo.
Non ci sono state variazioni di spesa. Eccetto una.

Voi insegnanti consumate troppa carta igienica.

Tutti si guardano, incerti se prenderla in ridere o se vedere il lato tragico della faccenda. 

Quello d'informatica esplode.
Non ci date quella a più strati, per forza che ne consumiamo tanta, altrimenti ci sporchiamo le dita.

Nell'appartamento universitario la carta igienica non la voleva comprare nessuno, era una bene comune, figuriamoci che la compro io.

Così mi viene un'idea brillante.
La rubiamo dal bagno del dipartimento, a Linguistica siamo in pochi, non ci vedrà  nessuno. 
All'università avevano i rotoloni giganteschi di quelli che durano tre mesi e pesano tre chili.

Io faccio il palo, la Pabli agisce. 
Finché la aspetto mi sento una cretina e prego che nessun professore abbia la diarrea.

Quando esce ce la filiamo. Ha messo il rotolone dentro lo zaino, ma è talmente grande che da fuori si vedono i bordi. Le sto dietro per coprirla.

A casa mettiamo la carta sullo sgabello in bagno, ce la ridiamo e ci sembra un trofeo.

Oggi, riscrivendone, penso che la parola giusta per descriverci sia pezzenti, quella per descrivere  la carta igienica sia abrasiva.

Ci bastava l'avventura per lenire tutto il resto.



martedì 4 dicembre 2012

Un appello

Scuola Holden, Esordire.
La Pabli, una delle mie migliori amiche, lo scorso novembre ha letto un suo racconto davanti a cinque editor, gente giovane che lavora per alcune delle più importanti case editrici italiane.

Com'è andata? Le chiedo.

Mi spiega che è stato bello. Perché gli editor le hanno dato consigli utili. 
Ilaria, mi dice, questi il loro lavoro lo sanno fare bene. Hanno saputo mostrarmi cose della mia scrittura che non avevo pensato, molto azzeccate. 

Il venerdì seguente finisco di leggere una delle cantonate di questo 2012.
E poi... Paulette di Barbara Constantine.
Bella copertina, la storia sembra originale, Einaudi Big, lo compro.

L'ho finito solo perché mi è costato 17 euro.

Vi giuro, ho pensato di mandare una mail alla scrittrice. Come si dice schifo in francese? Perché cara Barbara, il tuo libro è di una banalità imbarazzante, dov'erano gli editor che hanno criticato la Pabli (che scrive mille volte meglio) quando hanno deciso di far uscire il tuo libro?

Quando lo racconto alla mia amica mi risponde, mi sto dando ai classici per evitare delusioni. Auguri.
La capisco, ma non è giusto. 

Io credo che la massa legga prevalentemente porcherie per due motivi.
1 Perché vuole leggere porcherie. E purtroppo, lì si può fare poco.
2 Perché non sa orientarsi bene, c'è troppa spazzatura, i criteri per trovare un bel libro, che non sia di un autore morto da almeno cento anni, sono piuttosto complessi. Il nome di una casa editrice non è sicura garanzia di qualità. Anzi.

Io per esempio mi sono fatta il giro dei blog di fiducia, è stato su quello di B Bianchi che ho scoperto Sinapsi, uno dei libri più belli di questo decennio.
Poi c'è il passaparola, è vero, ma anche lì, uno deve conoscere i tuoi gusti e ci vuole criterio anche nelle conoscenze, uno deve sapere prima di chi si possa fidare.

Insomma, porca miseria.
Non lamentiamoci se la maggior parte della gente legge minchiate. Pubblichiamone meno, proponiamo qualcosa di migliore e vedrete, qualcuno, non tanti magari, ma qualcuno affinerà i suoi gusti.

Facciamoli lavorare questi editor di talento invece di mandarli a criticare per finta le poche persone che scrivere lo sanno fare davvero.