martedì 26 giugno 2012

Ipocondria

- Hai semplicemente un raffreddore, smettila di lamentarti.
- Un raffreddore, in estate, non è mica normale.
- E' normale se tieni 25° in casa e poi fuori c'è Scipione
- Quando ero giovane non mi ammalavo così spesso. Forse dovrei farmi visitare.
- E allora fatti visitare, se ne senti il bisogno.
- Ma poi? Secondo te cosa dovrei dire alla dottoressa?
-Non lo so, te lo devo dire io? Raccontale quello che ti senti.
-Mi vergogno a dirle che ho solo un raffreddore. Mi fanno male anche i reni a dire il vero, quando mi soffio il naso. Forse dovrei fare una tac.
-Non hai male ai reni, hai male al diaframma perché continui a starnutire. La smetti di esagerare tutto quanto?
- Ma sto male. Che medicina potrei prendere?
-Va' in farmacia e prenditi un Actigrip.
- Ha controindicazioni?
- No!

[due ore dopo]


-Mi sento strano.
-Hai preso la medicina?
-Sì, mi sento come se avessi  fumato.
-Come intontito?
-Esatto, sono fuori, mi sta venendo paura.
- Madddeche?!? E' normale che ti dia sonnolenza.
- A dire il vero non lo so, prima ho letto in fretta le controindicazioni.
-Ecco, sta tranquillo.

- Ilaria!
-Eh?!?!?!?!!?
- Qui c'è scritto che può "provocare ulcere fatali"...
- Allora sei veramente spacciato!
- Non dire così, che adesso mi sento svenire. Se mi succede qualcosa è colpa tua.
- Senti, davvero, piantala. Ti ricordo che fumare fa venire il cancro ai polmoni. Una pastiglia di Actigrip al massimo ti fa venire sonno. Con 'ste lamentele hai veramente scassato la minchia.

-Non mi sono lamentato. Spero solo di non essere allergico...


Quando dio ha deciso che solo noi  donne possiamo rimanere incinte, ha fatto un ENORME piacere a tutte quante, credetemi.



sabato 23 giugno 2012

Wendy


E dentro sento esplodere Le luci della centrale elettrica, forse non le hai mai ascoltate perché la malinconia ti ha fatto paura.

Sono amara come il cerume, l'abbiamo assaggiato quando all'asilo si capiva il corpo.

Invece dovresti leggere le parole, come fosse un poeta. Rimarresti sorpreso, anche la tristezza cambia, ti eri sbagliato, sono solo una finestra chiusa. 

Dimmi che non rimarrai bambino per sempre. Anche Peter Pan smetterebbe di volare per invecchiare accanto a qualcuno.




lunedì 18 giugno 2012

Linguistica, una lezione.

L'altro giorno sono andata al Wok Sushi. Immancabilmente qualcuno ha fatto l'imitazione dei camerieri, signola le polto della billa?

Bene. 
Blavi. 

Adesso vi spiego perché tutti i cinesi scambiano la "l" con la "r". 
C'è una ragione linguistica ben precisa.

Un fonema è un suono distintivo. Se prendo due parole quasi identiche, p-ane e r-ane, mi accorgo che, variando (in questo caso) la prima lettera, varia il significato dell'intera parola. Quindi la p e la r in italiano sono due suoni distintivi, due fonemi.

Sono due fonemi anche la r e la l. Ci sono le r-ane e ci sono le l-ane. Provate a far gracidare le lane! L e r non si possono scambiare, altrimenti viene alterato il significato che si va a veicolare.
Ci siete? E' semplice!

Adesso pensate a un vostro amico con la r moscia. Uno che pavla tutto contovto.
Ecco.
Anche se pronuncia una r imbarazzante voi lo capite comunque, Roberta e Voberta sono la stessa persona. 
Questo perché, in italiano, la r moscia è solo una piccola variazione, un allofono, un suono non distintivo. La r moscia è solo una maniera, ai nostri orecchi, un po' diversa, per pronunciare uno stesso fonema. In pratica, se dico rane o vane il significato per noi è lo stesso. 
Giusto?

Ecco. In Cina la r e la l non sono due fonemi distinti, il fonema è uno solo, l'altlo è un allofono!
Più semplicemente, come noi NON percepiamo la r moscia, o la zeppola, come consonanti diverse, così un cinese, non percepisce come diverse la r e la l.

Immaginate due note, il re e il mi. Questi sono due fonemi. Fanno un suono diverso.
Immaginate il re suonato da una viola e da un violino. La nota è la stessa, cambia solo come la suoni.

Birra e billa.

Per un cinese la bevi comunque.



(questo post non ha valore scientifico, sono state apportate, per non aprire troppe questioni, alcune semplificazioni)


venerdì 15 giugno 2012

Estate

Il post di oggi doveva essere un po' malinconico, breve e incisivo.

Solo che poi è arrivato uno stormo di cavallette.

Impiego il termine stormo con coscienza, sciame ricondurrebbe alle api, insetti piccoli per lo più. Le locuste appese alle mie finestre sono grosse come passeri. Quando si muovono fanno un rumore secco, simile alle trappole per topi quando si chiudono. Zap! e te ne ritrovi un paio sulla ringhiera delle scale, zap, un'altra sul lampadario in cucina, zap, quest'altra prende il sole sul tettuccio dell'auto.
Intanto la mietitrebbia corre avanti e indietro, taglia il grano e semina terrore, tutti gli insetti, spaventati, si rifugiano nel MIO giardino.

Come sanno i miei amici più cari, io le cavallette le odio, le trovo repellenti.

Estate 2010. Siamo in Maremma. Marco dorme. Ho la brillante idea di mettermi in costume, ne indosso uno intero perché il mare è distante, decido di fare la pudica.
Alle due il sole è troppo forte, mi pianta i raggi addosso come fossero chiodi.
Entro.
E già che ci sono tendo agguato alla mia dolce metà- faccio silenzio, mi avvicino- sta russando- cammino sulle punte e mi protendo per dargli un bacio sulla schiena. 
Mi piego.
La vedo.
Tiro un urlo così forte da svegliare tutti i cinghiali della zona. Marco non capisce, vede me scappare fuori dalla stanza, così si mette a gridare, più per emulazione che per paura.
Esce e chiude la porta.

-Hai chiuso la porta?!?
- Ma cosa c'è?
- Una cavalletta gigante sull'armadio.
- Mi farai morire prima o poi. Lo sai?
- Sì, ma tu hai chiuso la porta e le chiavi sono dentro, sopra il tavolo. E' aperta solo la finestra del bagno.

La finestra del bagno si trova al primo piano. Rialzato. Dobbiamo chiedere una scala a qualcuno.
Non abbiamo vicini.
Ci guardiamo.
Marco è in mutande. Io sono scalza col costume intero. L'unico costume intero che io abbia è quello di Miss Italia.
Non avevi altro da mettere?
Borbotta una bestemmia, visto che siamo in maremma la adatta agli usi linguistici del luogo.

Forse non è il caso di scendere in paese, mi fulmina.
Anche perché le chiavi della macchina sono in salotto, gli ricordo.

Decidiamo di arrampicarci. 
O meglio, decido che Marco si deve arrampicare.

Sotto la finestra del bagno l'erba è ispida come la barba di un vecchio. Costruiamo una struttura con le sedie e il tavolo da giardino.
Lui ha smesso di parlarmi, mugugna solo, tu tienila stretta, io adesso salgo.
Si issa come fanno i bambini quando montano sulla credenza per prendere i biscotti.
Le zanzare mi pungono le cosce. Comincio a lamentarmi. La torre traballa, Marco pure.
Lui si fida, infondo è adulta, pensa, riuscirà a controllarsi.

Se il mio dolce è ancora vivo è perché le cavallette, un po' perplesse, hanno preferito guardarci da lontano, due pazzi simili, a Scansano non si erano mai visti.
Meglio stare alla larga.

Amore mio, a volte la vita è solo questione di fortuna.

domenica 10 giugno 2012

Una separazione.

Le puttanate, anche se scritte da dio, rimangono puttanate.
E dai una, dai due, dai tre decidi che forse, quello che consideravi un bravo scrittore, uno che sa il fatto suo, a cui tu saresti rimasta fedele per sempre, riempie le pagine di storie inconsistenti.

La mia relazione con Ammaniti è finita. L'ho lasciato. Niccolò, non ci capiamo più, non credo a quello che dici, quello che  mi racconti mi annoia. Ti ho amato, ma finisce qui. 

Credetemi, ho cercato fino all'ultimo di recuperare il rapporto, anche il mese scorso, quando è uscito Il momento è delicato, mi sono fiondata in libreria pensando panciamiafatticapanna. E invece sono rimasta a bocca asciutta. Una serie di racconti in finto pulp, che fanno la stessa fine dei sassi lanciati sul pelo dell'acqua senza successo, non rimbalzano, affondano -plup!- altro che pulp.

Anche il romanzo Che la festa cominci mi aveva deluso, totalmente privo di quella freschezza vivace che tanto mi era piaciuta in Ti prendo e ti porto via. Eh sì, ripensandoci bene era stato il suo ritmo energico a farmi innamorare.

E invece ora, Niccolò caro, mi ricordi quei romani, stereotipati e cialtroni, che in spiaggia ti raccontano la storia dell'orso per invitarti a uscire. 
Fra poco ho ventisette anni. Le storie nate al mare lasciano tempo che trovano.

Ti saluto,
Hai tanti amici, non sentirai la mia mancanza.

Ricordati che un bravo scrittore, se non ha niente da dire, rimane in silenzio.

venerdì 8 giugno 2012

Masochismo

Sabato sera, ci guardiamo davanti a una birra. Umore burlone, un tantino sopra le righe.
Sai, dico a Marco, quest'estate cercano le nuove veline. Io e l'Eri pensiamo di candidarci. Lo proclamo solennemente con un sorriso a ottantacinque denti. Certo, sto facendo la babbea, Marco ormai dovrebbe capirlo, ma evidentemente non viene colto.
Ilaria, né tu né L'Erika potete permettervelo. Non renderti ridicola.
Visto che lo scherzo mi torna indietro storpiato, cerco di sdrammatizzare. Eh sì, ormai siamo delle vecchie carampane!
E la mia dolce metà mi risponde candida. No, no, non è questo il punto. Con quel culone che vi ritrovate non siete proprio adatte. Né tu né l'Erika.
La Guinness che dolcemente stava scendendo giù per l'esofago si blocca di colpo a metà del tragitto. 
Come scusa? 
L'umore vira improvvisamente, adesso diventa nervoso, simile al prurito. E la conversazione  a questo punto va approfondita, diventa questione di principio. 
Bé amore, dai, inutile negarlo. Le veline sono perfette, voi siete belle a modo vostro.
Ha detto proprio così, A MODO VOSTRO.
Definiscimi il concetto di a modo vostro.
Bè, insomma, basta che ti guardi i filmati su You Tube e tu faccia un confronto. Non avete proprio le caratteristiche adatte. Loro sono perfette. Preferiresti avere uno di quei morosi che ti illudono di esser adatta a fare tutto?
La risposta è sì, qualche volta lo preferirei.
Ti ricordo che abbiamo partecipato a Miss Italia.
Certo, ma erano altri tempi.
Tutta la birra nel mio stomaco si è trasformata in bile, anzi no, in lava, ribolle e scotta.
Ammutolisco.
Marco per consolarmi continua da solo. Dai, su, io non mi metto a fare confronti con Brad Pitt, so di essere nettamente inferiore. Non metterti a fare il muso.
Una donna sa applicare velocissimamente la proprietà transitiva. Come Marco si considera nettamente inferiore a Brad Pitt così noi dovremmo considerarci nettamente inferiori alle veline.
NETTAMENTE INFERIORI.
Andiamo a casa, va'.
Dai che sei bellissima. 
Gli spaccherei il bicchiere in testa. A lui, a Brad Pitt e alle veline.

Morale.
A volte, a vivere nell'ignoranza, si sta molto più tranquilli.






lunedì 4 giugno 2012

Libertà

C'è un vecchio in carrozzella, l'hanno portato sul ciglio della strada, vicino al distributore di benzina. Guarda le auto passare, porta un cappello di paglia, per non rattrappire ancora.

Incontriamo un nero attraversando la piazza. Cammina con gli occhi spenti, il passo è lento, sa di vuoto. Mi dici che ha provato a scrollarsi di dosso la vita che gli rimane, non c'è riuscito.
Così l'ha fatto ancora. 
I medici gli hanno ricucito l'anima sulle spalle, lui non sa che farsene.

Il vecchio conta le audi bianche. Sputa. Se ne passano almeno quattro andrà a letto felice. 
Poi una folata di vento lo sbriciola, come le foglie secche in autunno.

Il nero pensa in una lingua lontana. 
Galleggia e si lascia marcire. Guarda le forme delle nuvole che viaggiano, lui rimane e si sente solo.