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venerdì 3 agosto 2012

Afa


Quando le vetrine hanno smesso di ingoiare occhi e i tetti cominciano a guardare la luna, scendo in strada. Respiro l'odore d'estate, che qui sa di asfalto mischiato al sole. 

Trascorrevo le sere d'agosto in terrazzo, a contare i turisti che indossavano i sandali coi calzini. 

Quando passo davanti al Santo sono le due. E mi chiedo se i piccioni che hanno scelto di farsi il nido sotto le cupole ascoltino le preghiere che evaporano dai corpi sudati dei pellegrini e galleggiano verso il cielo.

Sotto i portici l'odore di sigaretta si mischia al rumore dei miei passi, forse dovrei cambiare direzione, le rotaie del tram mi indicano la via per scappare dal centro.

mercoledì 11 aprile 2012

Notturno

La gatta miagola, mia madre decide di sbatterla fuori.
Cosa buona e giusta, visto che sono le tre di notte e ha tutte le intenzioni di dormire in santa pace. La prende per la collottola, entra in salotto, gira la chiave, abbassa la maniglia.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Io quando sono nervosa dormo sul divano.
Mi accorgo dei rumori, i ladri, Ilaria, qui stanno entrando i ladri. Bisogna fare qualcosa.
E ho una brillantissima idea.

Comincio a urlare come se mi stessero ammazzando. 
E invece sono io che faccio morire mia madre, che prontamente risponde all'urlo con un altro urlo. Tale madre tale figlia. Urliamo insieme e siamo più drammatiche del quadro di Munch.
Grido talmente forte che ora, finché scrivo, la gola gratta come se fossi stata all'ultima partita della Roma, nel campionato del mitico 2001.

La gatta se l'è data a gambe, mio padre arriva stralunato. 

Ilaria, i te copa i ladri se te sighi così! Mi dice mia madre tornando in camera.
Va là, le risponde mio padre, che se i fusse vegnù veramente i me gavaria fatto pecà!

Qualche volta vorrei sapere cosa pensano i nostri vicini.