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giovedì 10 novembre 2011

Paola.

Camminiamo per strada alternando i versi che ci costringevano a recitare da bambine. Ci piace Novembre, perché è l'unica poesia che ricordiamo fino infondo. A Padova sotto i portici la voce sa di tempo leggero, che in un lampo c'è passato tra le dita. Quando dimentico una parola lei la riempie. Io le mostro come la vita sia una nebbia spessa, lei dice, la nebbia è solo bianco, io mi ci perdo dentro come quando indosso un problema e lo faccio diventare un vestito.
Quando soffoco lei mi spoglia.
Gemmea l'aria, ed il sole oggi sa solo di spento, Pascoli me lo ricorda il calendario. A San Martino cominciavamo a mettere il cappotto, la sera.
E invece oggi mi scalda la nostalgia.
E' l'estate fredda, dei morti.




Cit.   http://balbruno.altervista.org/index-212.html

venerdì 21 ottobre 2011

Storia di una stagione.

Il freddo si è fatto umido, cammini per la strada e ti sembra che le ossa si siano imbevute d'autunno. Oggi le pozzanghere le schivo, una volta dividevo le acque come Mosè, aprendole in due con la bicicletta. Si pedalava veloci, poi sollevavo le gambe per evitare gli schizzi neri che mi avrebbero sporcato i calzini.
Quando le foglie cadevano era tempo di andare nel bosco, mi costringeva mia madre, perché io nel bosco non ci vengo, mi viene il prurito. 
E quando trovavo una salamandra la mettevo nel cestino dei fughi, posso mostrarla alla maestra, ti prego? Ci davo un nome e cercavo di capire di che colore avesse la lingua.

Quando viene il suo tempo la stagione ritorna, mi ci infilo dentro col cappotto di lana. Lei mi guarda, non mi riconosce. 
Sei cresciuta, mi dice. 
Capita a tutti, le rispondo.

Mi chiedo se, ogni anno che passa, lei non diventi più sola.