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mercoledì 9 dicembre 2015

Fioriture

Le sere sono illuminate dagli alberi di cachi, che hanno perso tutte le foglie e lasciano cadere ogni tanto qualche frutto maturo.

Metto il guinzaglio al cane. Tolgo gli occhiali anche se dovrei tenerli addosso proprio quando devo guardare lontano, ma in questi giorni c'è sempre la nebbia, le strade non avrebbero un profilo neanche da dietro le lenti.

Dicembre è arrivato anche quest'anno troppo presto. Ha levato i colori dai giardini e dalle guance di chi incontro a comprare qualche addobbo.

"Dobbiamo dirvi una cosa", ci dicono gli amici, sempre più spesso da quando siamo diventati adulti.
Indoviniamo se nei loro occhi ci sono bambini, matrimoni o contratti di lavoro, poi formiamo margherite coi calici pieni di vino.

Stiamo fiorendo anche se fuori fa ogni giorno più freddo.

mercoledì 26 marzo 2014

Cedils, ancora

Dopo aver scritto il post sul Cedils sono stata contatta da diversi lettori che volevano ulteriori informazioni sul certificato per insegnare italiano agli stranieri.
Si lavora? E' utile? Serve all'estero?
Ecco cosa mi è successo.

Subito dopo aver ottenuto il certificato vengo contatta da un ente di formazione accreditato dalla Regione Veneto. 
Mi propongono di insegnare ai lavoratori stranieri in difficoltà per il progetto "Interventi di politica attiva per il reinserimento, la riqualificazione, il reimpiego dei lavoratori del sistema produttivo colpiti dalla crisi economica"
Il progetto è finanziato dal Fondo Sociale Europeo, quindi si va sul sicuro: 18 euro l'ora pagati con ritenuta d'acconto.
Mi spiegano che però i soldi arriveranno dopo sei mesi, perché l'Europa deve pagare la regione, che deve pagare l'ente, che deve pagare il dipendente.
Ok, dico io, insegnerò comunque, voglio farmi esperienza e per sei mesi posso anche aspettare.
Era il novembre 2012.

A marzo 2014 dei soldi neanche l'ombra. 
Mi decido a chiamare in Regione parlando direttamente con il responsabile dell'ufficio che gestisce la contabilità e i finanziamenti dei progetti in questione. Mi rassicurano: tutto regolare, è la regione che effettivamente non ha ancora pagato gli enti, al momento non c'è liquidità, forse quest'anno ci sarà. Chi può saperlo.

Chi può saperlo??? 

Ora, per fortuna io avanzo solo un migliaio di euro, ma mi dico: porca eva, se lavoro all'interno di un progetto salvagente, che va a tamponare i danni di una crisi economica, con quale faccia non paghi chi ha lavorato al suo interno?
All'epoca avevo 26 anni e i miei genitori provvedevano al mio totale sostentamento. Alcuni miei colleghi erano però signori con famiglia, che facevano un numero elevato di ore per portarsi a casa i soldi con cui mantenere figli e mogli. Come avranno fatto loro?

Grazie a dio ci sono gli alunni, loro riescono a rendere l'insegnamento un'esperienza bellissima nonostante tutto.
Per il resto l'Italia mi sembra diventata il regno di Fantasia de La storia infinita, il nulla che avanza divora il buono e lascia solo amarezza.

martedì 5 novembre 2013

Autocelebrazione

Oggi giornata di pubblicazioni! 
Potete leggere una mia breve inchiesta su Sei Magazine, l'inserto mensile che esce con Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi e L'Arena di Verona. Si parla di crisi e di giovani espatriati.
Su Soft Revolution è invece stato pubblicato un altro mio pezzo, un po'spavaldo, su pitt-bull, scarpe e aperitivi. Lo potete leggere qui e....a presto altre novità!

venerdì 4 ottobre 2013

Furore

Da un paio di mesi faccio parte nuovamente di quel 40% di giovani costretti a casa. E visto che non ho un'entrata fissa devo darmi una regolata con le spese. Anche con i libri. Comprare meno libri è un brutto segno, ma in Italia ultimamente i brutti segni sono dappertutto.

Il fatto che io compri meno non significa che io legga meno. Anzi. Riconsidero quei classici che per mancanza di tempo o per pigrizia avevo abbandonato sugli scaffali della mia libreria, lasciando che si prendessero la polvere visto che non pulisco troppo spesso.

Furore non l'avevo ancora letto perché i miei, soprattutto mio padre, insistevano troppo nel consigliarmelo. Lo rifiutavo per principio. Di Steinbeck avevo amato Uomini e topi, ormai sono passati quattordici anni da quando al ginnasio avevamo dovuto scrivere la recensione.

Furore è considerato un classico del Novecento, racconta la storia di una famiglia di agricoltori e del loro viaggio in cerca di fortuna verso e in California.
Quello dei Joan è un pellegrinaggio straziante e senza fine. Non posso fare a meno di scoprire l'attualità amara del racconto di Steinbeck. C'è il lavoro stagionale, che come gli stage o i contratti a tempo determinato, ti condanna a rimanere attaccato alla famiglia, unica possibilità per sopravvivere, per provare a rimettersi in piedi e continuare a cercare.

Sembra che la stessa crisi di allora sia tornata oggi, come la morte, con lo stesso volto.
C'è un passo del libro che mi sono segnata. Dice:

Non faccio altro che ascoltare. E poi medito su quel che sento. Ascolto i poveri parlare, e capisco quanto soffrono. Sai cosa mi sembrano? Rondini rinchiuse in qualche soffitta, che sbattono le ali invano, e picchiano la testa contro i vetri polverosi della finestra.

Ecco. Anch'io guardo le rondini schiantarsi e morire. Rompono il vetro e dietro c'è un muro.

Furore termina con un'immagine pietosa, piena di bellezza e di una miseria commovente. Non ve la anticipo.

Se mai vivremo abbastanza a lungo per essere stormo, ci poseremo insieme sui fili della luce a guardare il colore del futuro che ormai tutti abbiamo dimenticato.


venerdì 10 agosto 2012

San Lorenzo

La crisi arriva anche per posta.

Mi ha spedito una mail una certa Miranda, mi predice il futuro senza guardare la mano. 

Pur incontrando delle forti zone di ombra, il suo cammino di vita porta delle promesse talmente straordinarie, che un Grande Spirito come me non può ignorarle ancora per altro tempo.

La Veggente Sensitiva sarebbe pronta ad offrirmi protezione, dimmi la tua banca e ti dirò chi sei, il Talismano dei Re te lo spedisco gratis.

E forse sono gli spiriti maligni che hanno fatto spezzare il tacco- porta i sandali dal ciabattino che te li riaggiusta.
Quando arrivo in negozio devo fare la fila, c'è odore di vernice e plastica nuova. Il calzolaio dice di avere troppo lavoro, gliele sistemo per settembre, ormai non riesco più a starci dietro. Suo figlio va in quinta elementare. Siede vicino al bancone, osserva il padre.

Quando sarà artigiano avrò smesso di fare la stagista?

E dimmi Miranda, che attrezzo userai per riaggiustare questo vecchio Stivale, come farai a pulire tutti i piedi che camminano nel fango e si sono tagliati?

Al telegiornale hanno trasmesso un servizio: un ragazzo ha comprato dieci campi, guadagna vendendo la verdura. Ha il volto abbronzato e i denti bianchi, vuoi le mie braccia che sono stanche di aspettare?

Perché vedi, cara Miranda. Credo che siano loro i veri indovini, che con la partita iva vendono il miele. 

Qualcuno ha deciso di scappare. E a forza di correre ce l'ha fatta davvero, non ritornerà anche se avrà nostalgia.

Sta sera ci sono le stelle.
Dimmi per cosa piange, quest'atomo opaco del male, che io non lo so più.







giovedì 17 maggio 2012

Fisiognomica

Ti svegli e hai gli occhi cambiati, si sono fatti adulti, meno tondi, hai asciugato sguardi gravidi anziché rompere le acque, così ti ritrovi il deserto dentro il viso, davanti allo specchio ti senti perduta.

In città i  "Compro Oro"  hanno ingoiato i negozi stanchi, come al cimitero, si strappa la tomba vecchia per piantare un morto nuovo, ricoperto di fiori e marmo bianco.

Forse avresti dovuto capirlo allora, che il tempo non è più lo stesso. E che la fatica degli anni macchia le mani anche se per una vita ci hai spalmato la Nivea.

Vicino al comune hanno sventrato una banca. Sono spuntate vetrate scure e porte automatiche. Ci infilo dentro la testa per vedere che forma abbia un casinò atterrato, chissà come, in una cittadina perbene.

Ci sono le slot-machines e uomini neri col cartellino al collo. 

Hai venduto la collana di tua madre perché dovevi pagare il dentista.

Qualche volta ti senti triste, quando ti pare che la crisi abbia rimpicciolito il mondo e a te non rimane che guardare quello che resta