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venerdì 24 febbraio 2012

Serena

Ti ricordi, anche noi siamo state sorelle bambine. Tenevo le caramelle in un carillon dentro un cassetto, lo riempivo fino all'orlo, mi piaceva guardarle, sapere di averne tante. Capitava che ti volessi uccidere, quando aprendolo lo trovavo vuoto e tu piangevi da nostra madre perché avevi fatto indigestione.
Quando sei nata ero felice, perché ero ancora figlia unica, tu eri solo sonno, capelli e latte.

Poi hai versato la vinavil in testa alla mia migliore amica.

Adesso sei fumo, musica e disegno. Vivi in una camera sporca e ti ci trovi bene, ospiti con disinvoltura, nessuno sembra farci caso. 
Sei diventata alta, così si sono accorciate le distanze, chi è la più grande ci chiedono?
Qualcuno dice anche che non ci somigliamo per niente.
Ma come spiegare che abbiamo lo stesso modo di sentire, lo vedi dagli occhi, e che dentro cigolano gli stessi ingranaggi che srotolano pensieri complicati?

Quando mi dici, "lo sai che ho ragione", so che hai ragione.
Ma ti rispondo che sono solo minchiate, perché sei mia sorella, non posso fare altrimenti.

E lo sai che ho ragione.





venerdì 30 dicembre 2011

2011

Duemilaeundici. L'anno razzo. E' partito ieri e già non lo riesco più a vedere, è arrivato il tempo di spararne uno nuovo.

Del vecchio tengo le scintille.

L'estate a digerire, distesa sull'amaca.
Io e mio fratello che ci ritroviamo in stazione, lui mi chiede posso abbracciarti. Non se ne parla proprio, rispondo. Mi solleva in alto comunque. E anche se mi vergogno penso che abbia fatto bene.
Serena e la vita tranquilla, che le ha fatto ritornare gli occhi di quando da bambina guardava gli animali.
La prima volta dietro un leggio, il silenzio di chi ti ascolta  e che ti fa continuare.
La Holden ai miei piedi, quando mi sono ribellata al quel cazzone di Bianchini.
Il santo tabù e le cene tossiche nella cantina di Michele.
Il mio esibizionismo ginnico e il tour con le ragazze di step. 
L'Erika e il nostro bisogno di far qualcosa di stupido senza poter più andare a Miss Italia.
La Pablota terrorizzata, che anche il giorno della sua laurea si è dimenticata il fondotinta.
La città di K dentro un fiume e Agota, dentro a una tomba. Per sempre.
Tutti pazzi per amore, dio lo salvi.
Le mie idee geniali.
Marco che scioglie i miei nodi e mi ritrovo semplice.
Il pesce volante e tutti i miei lettori. 
Il tempo di crisi che dovrà passare. E passerà. Perché sono felice e dobbiamo resistere.

 Tutti quanti.