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lunedì 26 agosto 2013

Gli inseparabili

Da bambina giocava con le Barbie e le faceva sposare tutte con lo stesso Ken, ne aveva solo uno che doveva essere abbastanza democratico per amarle tutte, anche quelle coi capelli aggrovigliati in una caramella o senza un braccio. Si chiamavano amore e vivevano felici nel cassetto dei giochi.

Da ragazzino guardava le donne e le voleva tutte, gli parevano fiori da raccogliere, gli piaceva annusare la pelle e assaggiare le lingue, cosi era cresciuto con un mazzo di fiori in mano e nessuno al suo fianco.
Quando si sono incontrati hanno deciso che potevano essere una coppia compatibile, si sono fidanzati senza che il cuore rimbombasse nello stomaco, ci basta stare insieme per stare bene.

Mia sorella dice sempre che col tempo ci si affeziona anche al proprio canarino, figurarsi a una persona che ti accarezza la schiena prima di dormire.

Lui racconta di una donna passata col sorriso addosso. E mi chiedo perché gli piaccia giocare agli inseparabili, visto che ciascuno ha l'amore che sceglie.
Ha costruito una gabbia che lo fa sentire a casa, la abita con nostalgia.

venerdì 14 ottobre 2011

Scansano

La casa in Maremma profuma di erba bionda e di mattine addormentate. La ritrovo com'era allora, quando andavo a caccia di rospi e mia sorella non sapeva ancora stare a galla. I campi chiacchierano anche la notte, quando i grilli iniziano a cantare e i cinghiali scavano buche col muso sotto la nostra finestra.

Prima di andare a nuotare a Talamone passiamo a comprare la schiacciata coi pomodori e quando la mangio mi sporco le labbra e quasi quasi ti do un bacio per sporcarti la fronte. 

Al mare il vento solleva gli aquiloni, il cielo trascina i kitesurfer senza fare fatica, sulle onde si scivola via segnando percorsi orizzontali.
Dentro le chiocciole ci sono i paguri,  le cipruschide-ciproschidi le avevamo chiamate, le raccoglievamo in un secchiello e lì stavano fino a sera.

A casa chi fa la doccia per primo deve stare attento a non finire il boiler. Io sono seconda anche se tu sei un distratto, perché mi piace stare seduta sotto la vite a leggere un libro e a immaginare come sarà questo posto quando ritorneremo fra vent'anni. 

Giochiamo a carte fino a quando non si spegne il giorno, e allora ci stringiamo sotto le lenzuola come quando da bambini ci si racconta le storie dell'orrore per avere paura insieme, che, lo sappiamo, qui siamo al sicuro.

sabato 16 luglio 2011

La casa.

Mi piace avere una casa perché mi piacciono i ritorni. Mi ricordano com'è abbracciare qualcuno quando non ci si vede da tempo. Abito in una cittadina sotto le montagne, spesso piove. Le nuvole vengono fermate dalle cime più alte, d'estate si accumulano temporali, d'inverno pianti lunghi settimane. Mi piace avere una casa per poterla lasciare, perché un abbraccio troppo intenso ti può stritolare, così parto per prendere respiro e avere nostalgia di quello che ho appena lasciato. Mi piace avere una casa perché so che la porta rimane sempre aperta. 
Solo se esiste un inizio si può raggiungere una fine. Solo con la partenza ci potrà essere il ritorno.