domenica 10 gennaio 2016

Sorellanza

Dopo le feste il mio carillon dentro il comodino era pieno di dolci. Mi piaceva guardarli tutti insieme. Accumulavo caramelle per mesi. Torroncini, gomme da masticare, zuccherini, li contavo ogni sera prima di dormire. 
Mia sorella invece era una bambina vorace, ingoiava tutto quello che le passava a tiro. Sotto natale apriva la stagnola delle palline di cioccolato appese all'albero, le svuotava, lasciando luccicare a penzoloni solo la carta.

Io e mia sorella ci picchiavamo spesso. Ce le davamo di santa ragione ogni volta che aprivo il mio carillon e lo trovavo vuoto.
Io le prendevo quasi sempre. Così avevo imparato presto l'arte della vendetta.
Prima dei suoi esami di quinta elementare le avevo strappato la tesina di fine anno, appena stesa in bella copia. Mia sorella mi aveva rincorso col coltello da cucina, lanciandomelo dietro in giardino, quand'ero ormai troppo distante per essere uccisa.

Mia sorella amava i trucchi anche da bambina, così mia madre le comprava le trousse Divina a forma di farfalla. Siccome io non avevo soldi per farle i regali, il giorno del suo compleanno prendevo dalla mia mini biblioteca il Libro degli animali dello zoo e glielo infilavo sotto il cuscino. Dopo qualche giorno me lo riprendevo per regalarglielo di nuovo l'anno seguente.

Un'estate che faceva caldo e giocavamo nel campo dietro casa, mia sorella invece di obbedirmi mi aveva piantata in asso lasciandomi sola vicino ai margini del bosco. Così avevo strappato un mazzo di ortiche e senza farmi sentire l'avevo colpita sulle gambe, arrivando da dietro, fino a farle diventare viola.

Io e mia sorella abbiamo smesso di litigare l'anno scorso, quando io sono andata a convivere e ciascuna non invade più gli spazi dell'altra. 
A me e mia sorella piacciono le storie, io le racconto, lei le disegna. Per questo 2016 abbiamo deciso di andare d'accordo, lavoriamo insieme, le ho detto. Non sono sicura che ne usciremo vive, ma che creeremo qualcosa di buono, questo sì.

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