giovedì 8 gennaio 2015

Roma

Aspettiamo la 63, direzione Tritone.
Arriva un uomo che si stringe in una giacca grigia. 
Guardalo, mi dice Marco. 
Lo guardo.
Ha un tatuaggio sulla fronte. C'è scritto TOOK in stampatello maiuscolo.
Si avvicina. Mi avvicino a Marco, che mi chiede se ho paura e aggiunge che gli sembra un tipo normale, tutto sommato. Gli rispondo che i tipi normali che frequento di solito non si scrivono parole in Arial Black sul viso.
Sull'autobus mi sento stretta, comincia a sudarmi un poco la fronte e la vescica sembra bruciare, ho voglia di scendere.
Che begli occhiali! dice una signora romana alla turista che le sta sta vicino.
Se vuole le posso dare l'indirizzo, dice l'altra. Costano solo centoventi euro, io non mi vedo proprio con gli occhiali, con questi però mi sento bene. L'ottico è in Via Dalmazia a Firenze, se e lo segni se vuole farsi un giro.
Dar Mazia? fa l'altra. Sgrano gli occhi e un uomo se ne accorge, mi è seduto di fronte, altre due fermate e mi chiederà da che parte del Veneto veniamo esattamente, ha le gambe lunghe e gli occhi gentili.
Parliamo della città e di Modigliani, dice che lo trova troppo austero e non lo fa innamorare. Meglio Memling, ci consiglia di andare a vedere la mostra, sorride con tutto il corpo. Mi dà del lei e non mi accorgo più della folla né della strada.
Mi racconta che sistema le traduzioni dei libri, sono laureato in psicolinguistica ma mi occupo di scrittura, mi dice.
Sono laureata in linguistica e mi occupo di scrittura, vorrei rispondergli. Ma mi sento le guance calde e mi prende la timidezza, così non gli dico niente.
Quando scendo mi pento subito, Marco se ne accorge e mi trascina dentro la strada che è un ruscello pieno di visi  e di borse finte Prada.
Il pomeriggio scurisce presto, gli ambulanti sparano in cielo dei proiettili luminosi che tornano a terra trasformandosi eliche fluorescenti.
Tolgo la sciarpa, non è troppo freddo. Roma è tantissima, la respiro tutta e mi sento bene.

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