Visto che la mia linea adsl non funziona ed è un periodo pienissimo ripubblico un mio racconto apparso su Grafemi lo scorso anno, scritto per l'amico Paolo Zardi. Spero vi piaccia. A presto!
Crescere
Mi sono
sentita disonesta come quando a dirmelo era stata mia madre, che
aveva trovato le tasche della mia giacca riempite di Labelli rosa che
lei non mi aveva comprato. La differenza tra prendere e rubare ce
l'aveva scritta sul viso, sei diventata disonesta, mi aveva detto.
Disonesta era una parola da adulti, prima di quella ero stata solo
una bambina.
Mi sono
scopata tuo marito.
Perché
non si può dire che sia stato lui a slacciarmi il reggiseno, me lo
sono tolta e basta, allungherà la mano.
L'ha
allungata perché è marito da una vita.
Mi era
capitato di guardarlo quando parcheggiava la macchina davanti alla
fabbrica, avevo pensato che una Twingo bianca fosse un'auto da donna.
Dietro, appiccicato al lunotto posteriore, c'era un adesivo fucsia,
Teresa a bordo.
Teresa è
vostra figlia. Lui la chiama luce dei miei occhi, perché è una
bambina che gli somiglia, gli pare di conoscersi di più ogni volta
che le parla. Lei gli tocca la barba perché alla sua età la barba
la fa ridere. Per Teresa è divertente infilare le mani nelle tasche
della sua giacca, il rumore delle forchette quando cadono, disegnare
coi pennarelli la parte di muro sotto il tavolo in cucina.
Quando
eri più giovane ti piaceva la prima volta che aprivi un ombrello
nuovo sotto la pioggia, oggi l'importante è non rovinare la messa in
piega.
Quando
facevo le medie c'era in classe una Teresa che puzzava di piscio. Si
sedeva coi maschi perché le femmine erano dispari, nessuna di noi la
voleva avere come compagna di banco, figuriamoci come amica. Dopo la
lezione di educazione fisica controllavamo se cambiasse la maglietta
o se invece tenesse addosso quella sporca. Si lavava le ascelle senza
mettersi il deodorante. Piegava la tuta e la chiudeva in un sacchetto
di nylon. L'abbiamo lasciata sola, lei ha creduto di non meritarci,
ha sempre pensato di essere la più stupida. Ha studiato più di
tutti perché non aveva nient'altro.
Teresa
fa la psicologa e si rivede in ogni suo paziente, si ritiene una
sopravvissuta. Se avesse saputo che le sarebbe bastato lavarsi
meglio, invece di uno studio pieno di traumi oggi avrebbe tre bambini
vivaci, stipati in una camera coi letti a castello.
L'avevo
trovata sulle Pagine Gialle, l'ho chiamata e ho provato a fissare un
appuntamento.
Non
voglio pazienti che conosco, mi ha risposto, se vuoi ti posso dare il
numero di qualche mio collega. Mi ha domandato come stessi, come mi
andassero le cose.
Le ho
detto che andavano piuttosto bene, che mia madre mi mancava, avevo
solo bisogno di parlare con qualcuno. Ha capito che sono una persona
sola quando mi ha proposto di vederci per bere una birra. Ha
addolcito la voce, nonostante fossi stata io a buttare il sacchetto
con la tuta dentro il bidone dell'umido nello stanzino dei bidelli.
Mi ha chiesto, sei sicura di non voler fare due parole? È
stato allora che mi sono sentita peggiore. Così ho riattaccato.
Lo sai,
tuo marito non ha mai guardato le altre donne, entrava salutando
tutti con gli stessi occhi di quando si sorbisce la televisione la
sera, senza voglia e senza forze. La fabbrica con gli anni ha
trasformato i giorni in una catena di gesti sempre uguali, così il
matrimonio. Tuo marito si era innamorato guardandoti sbucciare una
mela, stavi seduta su una panchina in centro con un cane accovacciato
ai piedi, mangiava le scorze. Sei stata amata senza condizioni per la
prima volta, tua madre ti aveva cresciuta insegnandoti che una
gentilezza si ricambia con la gentilezza, così ti sei sposata per
riconoscenza.
La
vostra bambina è convinta che siate sempre esistiti, uno per l'altra
e invece non siete nemmeno parenti, compagni di cella, ti ritrovi a
pensare.
Tuo
marito ha aspettato che mi rivestissi, scopi come mia moglie, mi ha
detto, non ho capito cosa intendesse davvero.
E adesso
che mi guardi ancora con lo stesso viso di prima, quando la cameriera
ti ha chiesto se preferissi un thè alla pesca o al limone e tu hai
risposto fa lo stesso, penso che tu abbia una bocca obbediente che mi
ha ricordato mia madre quando ha saputo che la metastasi le aveva
consumato il fegato e ha ringraziato il dottore nonostante le avesse
detto che non valesse la pena fare la chemio perché le sarebbero
rimasti al massimo due mesi, forse tre.
La prima
volta in cui mi sono sentita orfana è stato quando mi è venuta la
febbre e sono dovuta andare in farmacia a comprarmi le medicine, sono
guarita e nessuno è stato contento.
Mi
aspettavo piangessi, mi sarei sentita meglio perché in qualche modo
avrei cercato di consolarti, avrei avuto qualcuno per cui
preoccuparmi. Invece hai alzato le spalle e hai piegato a metà una
bustina di zucchero.
Teresa
direbbe che state attraversando una crisi passeggera, cercherebbe di
ridarti fiducia consigliandoti di riconsiderare la vostra storia
adesso che avete la famiglia che avete sempre voluto. Sopravvivere
alla sua adolescenza le fa credere che ogni persona abbia diritto a
una vita migliore. Io invece vorrei solo prendermi un'aspirina e
farmi la tinta più scura.
Te l'ho
già detto, sorridi e mi ricordi mia madre, quando mi faceva credere
che valesse la pena crescere ed essere come lei.
Qua ci vorrebbe una botta di Mike Bongiorno:allegriaaaaaa
RispondiEliminaCi vorrebbe una firma ;)
RispondiEliminaTipo: Ladiiiiiii
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