venerdì 30 dicembre 2011

2011

Duemilaeundici. L'anno razzo. E' partito ieri e già non lo riesco più a vedere, è arrivato il tempo di spararne uno nuovo.

Del vecchio tengo le scintille.

L'estate a digerire, distesa sull'amaca.
Io e mio fratello che ci ritroviamo in stazione, lui mi chiede posso abbracciarti. Non se ne parla proprio, rispondo. Mi solleva in alto comunque. E anche se mi vergogno penso che abbia fatto bene.
Serena e la vita tranquilla, che le ha fatto ritornare gli occhi di quando da bambina guardava gli animali.
La prima volta dietro un leggio, il silenzio di chi ti ascolta  e che ti fa continuare.
La Holden ai miei piedi, quando mi sono ribellata al quel cazzone di Bianchini.
Il santo tabù e le cene tossiche nella cantina di Michele.
Il mio esibizionismo ginnico e il tour con le ragazze di step. 
L'Erika e il nostro bisogno di far qualcosa di stupido senza poter più andare a Miss Italia.
La Pablota terrorizzata, che anche il giorno della sua laurea si è dimenticata il fondotinta.
La città di K dentro un fiume e Agota, dentro a una tomba. Per sempre.
Tutti pazzi per amore, dio lo salvi.
Le mie idee geniali.
Marco che scioglie i miei nodi e mi ritrovo semplice.
Il pesce volante e tutti i miei lettori. 
Il tempo di crisi che dovrà passare. E passerà. Perché sono felice e dobbiamo resistere.

 Tutti quanti.









martedì 27 dicembre 2011

Femmine.

Dagli otto ai dieci anni mi facevo tagliare i capelli cortissimi perché volevo sembrare un maschio. 
Più che maschio parevo una scimmia. 
Il peggio l'ho raggiunto quando ho scelto l'abito per la prima comunione, in tulle, ampio, con una fantasia improponibile a fori rosa e azzurri. Sembravo una scimmia vestita da damigella, come quelle che mettono in braccio ai bambini che vanno a vedere il circo, per fare la foto.
A me le femmine parevano stupide.  
Mi arrampicavo sugli alberi e sognavo di uccidere Saddam Hussein.
Ci pensavo prima di addormentarmi. 
Quando ancora non volevo diventar mecenate, avevo deciso che avrei salvato l'umanità. Saddam di me si sarebbe fidato, fa solo le elementari ed è una femmina, si sarebbe detto. Io l'avrei sgozzato nel sonno. 

Oggi vorrei tagliarmi i capelli cortissimi, ma sono diventata una donna. 
Non vorrei tornare scimmia. 
E prima di addormentarmi faccio l'elenco di cosa vorrei comprarmi a gennaio, quando arrivano i saldi. Due paia di jeans, una borsa, un maglione, due paia di leggins push-up, una giacca a vento verde smeraldo, un paio di stivali e un anello con l'ametista. 
Sono diventata talmente femmina che il pensiero di comprare mi fa sentire subito meglio. Quasi euforica.

Ed ecco che improvvisamente sento tornare la vecchia Ilaria.
Inorridisce.

Inorridisco.
Penso che con tutte le cose che voglio spenderò una fortuna.
Meglio andare da mio padre o da Marco, e bisbigliare richieste con non-chalance,  impostando la voce in modalità convincimento.

Erika dice sempre, l'importante, con un maschio, è farlo sentire al centro del mondo. Bisogna fargli credere che sia stato lui ad avere un'idea geniale.

Quando mio padre mi comprerà la giacca verde smeraldo gli farò gli occhi brillanti. 
Papi, grande! io non ci avrei mai pensato, hai avuto un ottimo gusto!


Essere donne è bellissimo.


martedì 20 dicembre 2011

Ai miei erotolettori

Scorrendo le pagine di controllo del blog è bello constatare che una parte dei miei lettori arrivi al Pesce Volante grazie al post "Pornosociologia".

A voi che cercavate "giovani ragazze porche", "barzellette porno", "giovani + rocco siffredi"  e che siete incappati in un blog senza pretese un allegro ringraziamento, la lussuria pare abbia giovato alla narrazione.
Forse a voi, un po' meno.

giovedì 15 dicembre 2011

Una colonna sonora.

[La Carmen] E' rossa e io sono piccola. La canto correndo su e giù per il corridoio finché la donna delle pulizie è in cucina a lavare i piatti. Quando l'ascolto odora ancora di detersivo al limone.

[Buonasera Signorina] Io e Serena passiamo i pomeriggi a ballare rock & roll nel salotto di casa. Io faccio l'uomo, mia sorella è ancora più bassa di me. Se non le obbedisco prendo un pugno comunque. Ogni prova si trasforma in rissa.

[Le ragazze, Neri per caso] Il primo cd della mia vita. Ho dieci anni. Massimo De Divitiis è napoletano e bellissimo. Primi calcoli da donna. Dodici anni in più infondo non sono poi così tanti.  
Ci conosceremo a Sanremo quando farò le medie, progetto. Ciao, vuoi darmi un bacio? 
Mi dimenticherò di lui l'anno seguente, col girl power.

[Spice Girls] Danze pop sul tappeto in sala, voglio essere Victoria Adams. Ballano anche le mie cugine. Pezzo forte:  la mia spaccata finale. 
A San Lorenzo quell'anno chiedo i sandali con la zeppa a ogni stella che cade.

[Bon Jovi] Primo amore platonico. Non ballo più, cado direttamente in trance. Vedo un futuro americano, smetto di studiare il latino, 'chè tanto non serve a nessuno. Meglio l'inglese, così posso scrivergli i testi delle canzoni.

[Aichinger] Iniziano i concerti col coro, sono il contralto migliore, per il direttore, un soggetto difficile da gestire. Organizzo riunioni clandestine perché le coriste possano prendersi gli incassi e farsi cucire divise nuove. Le avrei volute eleganti. Le mie prime esperienze come sindacalista.

[Patrick Wolf] la musica di nicchia fa molto intellettuale maledetto. La sparo a tutto volume spogliandomi davanti alla webcam. Altri tempi.

[This is the life, Amy Mc Donald] Sa di gennaio e di una pasta in cucina. Non siamo amici, ti ho detto poi. Tu già lo sapevi.

[Nantes, Beirut] a Padova affossiamo ancora di più un pavimento che sembra sul punto di cedere. Orchestra improvvisata con mobili e cianfrusaglie. Ci sono la grattugia, il cassetto, le forchette, e le nostre voci. Insieme facciamo un bel casino. Dal piano di sotto anche la vicina contribuisce, battendo sul soffitto col manico della scopa.

[No more tears, Ozzy Osbourne] a crac in a windou is e cek in de scccaaaaiiiiii. Mi improvviso metal woman per farlo ridere. Ci riesco e mi sento felice. 

[Lady Gaga] da bravo filosofo il mio innamorato ha imparato a prenderla con filosofia.
Io, penso che la musica sia fatta per stare allegri e che in una prossima vita non sarebbe male rinascere pop star.



Amicizia

Lo sapevi che il pesce volante ha una pagina Fb?

domenica 11 dicembre 2011

Esperienze editoriali. Parte 1.

Entro in una casa editrice, famosa.

Mi hanno contattato loro, gli sono piaciuta, cercano una stagista. Una che stia in redazione. E' fatta penso io. Mi gaso più di una bottiglia di coca-cola sulle montagne russe. Così mi faccio bella, cercando di mantenere il low-profile degli intellettuali di sinistra che mi immagino di trovare (che troverò). Non sono agitata, sono contenta. 
Mi vedo già redattrice, poi editor, poi talento, scoperto per caso, poi best-seller nazionale. Poi MECENATE.
Esagero, certo. Ma con l'immaginazione non so mica stare calma.

Entro ed è tutto bianco e nuovo. E pieno di libri. C'è un silenzio assoluto.

Mi fanno sedere. Il mio cervello elabora risposte intelligenti ancora prima di sentire le domande.
Invece domande non ce ne sono. Iniziano spiegandomi il lavoro.

Devo correggere le bozze per un'opera omnia. Forse non diventerò mecenate.

Devo correggere un'enormità di bozze, mi specificano che questo sarà un lavoro di pazienza, quelli che hanno studiato editoria nei master non si aspettano di fare, mi raccontano, credono che l'editoria sia intrattenere pubbliche relazioni con gli scrittori - (Eccomi qui!) 
Io, con aria snob rispondo, bé io sono una linguista. Che significa più o meno, figuriamoci che la penso come la gentaglia che va a fare un master- (Propriooooo).

Probabilmente non diventerò neanche best seller.

Proseguono.
Dovrai correggere tutto e farlo gratis, lo stage non è retribuito, questo lo sai.
Non lo sapevo.
Di sicuro non diventerò editor. Farò la pirla povera. Però colta. Lode alla cultura, sempre sia lodata.

Il cervello si spegne. Puf. Si rifiuta di darmi sensazioni. Bene, quando iniziamo? 
Non faccio una piega. Gli intellettuali sono superiori al vile denaro. Questo è un esempio di dissonanza cognitiva.
Mi prendo tempo, voglio prendermi tempo per provare a elaborare un piano.

Aprire un night club. 

Visto che la domenica sono in libreria e il resto della settimana lavoro gratis, apro un night club e dentro ci faccio lavorare tutte le mie amiche laureate che al momento condividono un'esistenza precaria. 
Sarà un night club molto cool. 
Mia sorella canterà Adele. L'Eri farà la lap-dance recitando Euripide. La Pabli saprà stupire i clienti parlando di calcio. L'Alda curerà chi si sente male. L'Anna farà la cameriera sexy con l'accento spagnolo. Io correggerò nuda le bozze per la mattina seguente. Almeno tutte avremo un ruolo.


Esco dalla casa editrice.
Guido per una ventina di chilometri.
Bestemmio.
Piango.



venerdì 2 dicembre 2011

Pornosociologia

C'era una volta il porno. 

Per noi donne, guardare un porno è un po' come vedere un documentario sugli gnu dell'Africa nera. Manca solo Piero Angela. Ci si immedesima con l'attrice protagonista, ci si chiede, questo, io, lo saprei fare? 
Un porno è un cortometraggio didattico sull'espressione di una sessualità atletica e poco probabile, proprio per questo molto divertente. Come quando ci siamo sedute tutte intorno al computer per guardare "L'ultimo bacio".
Alla prima scena siamo ammutolite di colpo. Un'allegra ragazza  con le trecce rosse, completamente nuda se ne andava bel bella a cavallo. Poi è apparso il titolo. Pippi è i cazzi lunghi. Altro che Muccino.
Guardare un porno serviva ad esorcizzare il senso del proibito, che era comunque una paura.

Quando ho provato a scrivere su Google "luci rosse", perché volevo comprare una fila di lampadine per l'albero di natale (beata ingenuità), ho capito che cercando in rete avrei potuto acquistare solo video hard.
La diffusione microscopica del porno l'ha trasformato in noia. E allora bisogna scongiurare una nuova paura. 

E perché non masturbarsi con il timore della morte?

La polizia scientifica ha sostituito Rocco Siffredi. Al posto del letto c'è la scena del crimine. Cominciamo ad entrare nei corpi col bisturi, l'anatomopatologo cerca la violenza per metterla in provetta.
Noi diventiamo investigatori, il senso del morboso ci affascina, abbiamo bisogno di trovare un colpevole. La morte, se prevedibile, diventa controllabile.
Io invece così mi sento nuda, cambio canale.

La Bambina ieri mi ha detto, Ilaria, lo sai che quando sarai vecchia potrai morire di mal di pancia? 
Io l'ho ringraziata, per fortuna sono ancora giovane. 
Mi ha guardato sorridente.
Poi mi ha detto, non avere paura, muoiono tutti. E' meglio se andiamo a giocare.

Venite a giocare anche voi. Che la vita senza paura è molto più allegra, e se prima o poi finisce, pazienza.