venerdì 6 febbraio 2015

Noi

Il salottino è piccolo, vicino alla cucina. C'è soprattutto odore di pastasciutta, vagamente di lettiera. Il gatto l'ho fatto rinchiudere in camera, gattaccio, gli ho detto, gli piacciono i polpacci, si attacca con le unghie e li stringe, è nero e grosso: non sono mai riuscita a tenerlo in braccio e a sentire le fusa.

Sua madre è una donna piccola, mi ha visto poche volte, mi fa entrare nei suoi racconti come se ci fossi sempre stata. Mi parla della scuola e di quando era ragazza. Se fossi nata uomo mi sarebbe piaciuta subito. Fuma spesso, ti dà fastidio?, mi chiede, ha già aperto la finestra e fatto schioccare l'accendino.

Quando lui bestemmia lei non ci fa caso, quando vado in bagno guardo l'orologio e mi sorprendo, c'è un orologio in bagno, dico tutte le volte. 

Arriva presto il tempo di andare.

Gli dico, ciao, ti sposerei soltanto per avere lei come suocera.
Mi risponde, io non ti sposerei mai, però abbracciami.
Gli pesto il piede, prendo il treno.

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